lunedì 23 novembre 2009

"LA SINISTRA ABERTZALE NON E' NATA PER RESISTERE, E' NATA PER VINCERE"

è il video del discorso di Arnaldo Otegi per illustrare l'iniziativa che sta conducendo la sinistra indipendentista al fine di rilanciare un processo di risoluzione del conflitto in Euskal Herria;
è scaricabile sottotitolato in italiano s u: http://dotsub.com/view/fca6019f-e705-4ec6-954a-56d2447c6216

Sul sito http://www.talkingpeace.org/ trovate invece gli interventi in lingua della scorsa iniziativa di Venezia, e altro materiale.

Di seguito vi proponiamo infine la traduzione integrale della importante dichiarazione della sinistra abertzale (di cui avevamo anticipato i punti cardine alcuni giorni fa') attorno a cui si sta senza dubbio alcuno incentrando il dibattito politico del momento in Euskal Herria.
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UN PRIMO PASSO PER IL PROCESSO DEMOCRATICO:
PRINCIPI E VOLONTA' DELLA SINISTRA ABERTZALE

"Siamo indipendentisti, uomini e donne di diverse generazioni che abbiamo lavorato e lavoriamo per costruire e sviluppare un progetto di liberazione nazionale e sociale. Il nostro obiettivo è la costituzione di uno Stato proprio, considerando che è l'unica forma di garantire totalmente la sopravvivenza e il pieno sviluppo del Popolo Basco, in armonia e solidarietà con il resto dei popoli d'Europa e del mondo. È il nostro legittimo progetto politico, che pretendiamo raggiungere grazie all'adesione maggioritaria della società basca.

L'attuale ordinamento giuridico-politico, che divide il nostro territorio e limita i diritti dei suoi cittadini e cittadine, si è confermato come uno scenario che perpetua il conflitto politico e armato. Non permette che la popolazione basca possa decidere senza ostacoli il proprio futuro.

In questo contesto, si è prolungato molto più in là di quanto nessuno dovrebbe desiderare la situazione di violenza e conflitto armato, con i costi umani e politici che tutti e tutte conosciamo. È nostra priorità superare questo scenario.

Queste ultime tre decadi di conflitto lasciano chiara un'altra conclusione: siamo un movimento politico al quale il tempo ha dato ragione. Lo dimostrano, da quella iniziale esigenza di rottura democratica rispetto al regime franchista, il «no» del Popolo Basco alla Costituzione spagnola, alla NATO o alla centrale nucleare di Lemoiz. Lo dimostra il nostro sforzo per evitare che la trappola del federalismo si consolidasse. Lo dimostra la nostra frontale opposizione al capitalismo selvaggio.

Non è stato solo nel terreno dell'opposizione e della protesta dove i e le indipendentiste abbiamo vinto battaglie politiche e ideologiche. Le proposte di soluzione e di futuro realizzate dalla sinistra abertzale hanno messo radici in ampi strati della società, in alcune occasioni in forma maggioritaria. Le iniziative per una soluzione negoziata, i disegni per raggiungere un quadro democratico o le dinamiche di costruzione nazionale, ha consentito indubbi progressi nel processo politico basco.

In questi ultimi anni ci sono stati dei progressi in talune questioni che hanno reso non solo desiderabile bensì anche possibile materializzare positivamente per tutta la popolazione un cambiamento di ciclo; nel dibattito politico aperto negli ultimi dieci anni -che ha localizzato perfettamente i nodi da sciogliere per trovare una soluzione-; nel lavoro e lotta instancabile di migliaia di persone e settori sociali che hanno permesso di raggiungere la soglia desiderata di un cambiamento politico reale; così come la necessità di lasciare alle spalle le tristi conseguenze di questo conflitto. Un cambiamento di ciclo che sostituisca il conflitto armato, il blocco e la mancanza di aspettativa per il dialogo, l'accordo e una soluzione giusta, stabile e duratura per il paese.

Con successi de errori abbiamo portato il processo di liberazione alla fase del cambiamento politico. Ora si tratta di fare questo cambiamento irreversibile. Materializzare il cambiamento richiede anche un cambiamento in noi stessi e noi stesse. Era necessaria una profonda riflessione e autocritica, e lo stiamo facendo.

La sinistra indipendentista ha ben presente che non si tratta di sapere o aspettare quello che il resto degli agenti in causa sono disposti a fare, bensì quello che noi dobbiamo fare. La nuova fase ha bisogno di nuove strategie, di nuove politiche di alleanza e di nuovi strumenti.

Partendo da che gli obiettivi da raggiungere nella nuova fase sono il riconoscimento nazionale di Euskal Herria e il riconoscimento del diritto di autodeterminazione, per arrivare a un cambiamento diventa indispensabile una crescente accumulazione di forze e portare il confronto con gli stati al terreno dove questo è più debole, che non è altro che quello politico. Per questo, la lotta di massa, istituzionale e ideologica, il cambiamento nei rapporti di forza e la ricerca dell'appoggio nell'ambito internazionale dovranno essere pilastri fondamentali della nuova strategia.

Lo strumento basico per la nuova fase politica è il Processo Democratico e la sua messa in marcia, una decisione unilaterale della Sinistra Abertzale. Per il suo sviluppo si cercheranno accordi bilaterali o multilaterali; con gli agenti politici baschi, con la comunità internazionale e con gli stati per il superamento del conflitto. In definitiva, il Processo Democratico è la scommessa strategica della sinistra indipendentista per vincere il cambiamento politico e sociale.

Tutte queste considerazioni vengono comunemente condivise dalla Sinistra Abertzale nel quadro del dibattito che si sta sviluppando al suo interno con responsabilità. Allo stesso modo, attraverso questo dibattito, si pretende riaffermare come propri per tutta la sua base militante e sociale, i seguenti principi, che desideriamo condividere ora con la popolazione basca, agenti politici, sindacali e sociali del paese così come con la Comunità Internazionale:

1. La volontà popolare espressa attraverso vie pacifiche e democratiche, diviene l'unico riferimento del processo di soluzione democratica, sia per sancirne la sua messa in moto che il suo migliore sviluppo cosi come per raggiungere gli accordi che dovranno essere condivisi dai cittadini e cittadine. La Sinistra abertzale, come dovrebbero fare il resto degli attori politici, si impegna solennemente a rispettare ogni fase del processo decisionale che liberamente, pacificamente e democraticamente adotteranno i cittadini e le cittadine basche.

2. L'ordinamento giuridico-politico risultante, in ogni fase deve essere conseguenza della volontà popolare e deve garantire i diritti di tutti i cittadini e cittadine. Le cornici legali vigenti in ogni fase, non possono essere freno o ostacolo alla libera volontà popolare democraticamente espressa, ma devono essere bensì garanzia del suo esercizio.

3. Gli accordi da raggiungere nello sviluppo democratico dovranno rispettare e regolare i diritti riconosciuti tanto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, come nel Patto Internazionale dei Diritti Economici, Socialie Culturali e il Patto Internazionali dei Diritti Civili e Politici, cosi come altre normative internazionali concernenti i Diritti Umani, siano essi individuali che collettivi.

4. Il dialogo politico inclusivo, a parità di condizioni, diviene il principale strumento per raggiungere accordi tra le differenti sensibilità politiche del paese. La sinistra abertzale dichiara la sua totale volontà di essere parte di questo dialogo.

5. Nel quadro del processo democratico il dialogo tra le forze politiche deve avere come obiettivo un Accordo Politico risolutivo, che dovrà essere approvato dalla cittadinanza. L'accordo risultante dovrà garantire che tutti i progetti politici possano non solo essere difesi in condizioni di pari opportunità ed in assenza di qualsiasi forma di coercizione o ingerenza ma che possano materializzarsi se questo è il desiderio maggioritario della cittadinanza basca espresso attraverso i procedimenti legali idonei.

6. Il processo democratico deve svilupparsi in assenza totale di violenza e senza ingerenze, mediante l'utilizzazione di vie e mezzi esclusivamente politici e democratici. Partiamo dal convincimento che questa strategia politica renderà possibili i progressi in un Processo Democratico. Sud Africa e Irlanda sono, in tal senso, l'esempio.

7. Rinnoviamo il nostro impegno con la proposta di Anoeta. In linea con essa, si devono stabilire un processo di dialogo ed accordo multipartitico a parità di condizioni tra l'insieme delle forze del paese, che favorisca la creazione di un quadro democratico con il quale la cittadinanza possa decidere liberamente e democraticamente rispetto al suo futuro come deciso dalla volontà popolare. Questo processo, deve basarsi sui principi del senatore Mitchell. Dichiariamo di assumere questi principi. D'altro canto, deve stabilirsi un processo di negoziazione tra ETA e lo Stato spagnolo che contempli la smilitarizzazione del paese, liberazione di prigionieri e prigioniere politiche basche, ritorno di esiliati ed esiliate e un trattamento giusto ed equo delle vittime del conflitto.

Per tutto questo, riaffermiamo la nostra posizione senza riserve rispetto ad un processo politico pacifico e democratico per raggiungere una democrazia inclusiva dove il popolo basco, libero e senza intimidazione di alcun tipo, determini liberamente il suo futuro."

Euskal Herria,
14 novembre 2009

traduzione italiana di infoaut
http://www.infoaut.org/articolo/dichiarazione-di-volonta-della-sinistra-indipendentista-basca

sabato 7 novembre 2009

COMUNICATO: MANNU LIBERO!!!



Esprimiamo come Collettvio Bujanov la massima solidarietà per gli avvenimenti di questa mattina a Firenze.
Infatti, Stamattina lo stato, attraversto la giustizia e il suo braccio armato ha perquisito molte case di compagni adducendo motivi di ordine pubblico dopo gli ultimi scontri con il fascistume che sta riemergendo dalle fognee altre scuse.
Uno di questi compagni è stato arrestato per un probabile pericolo di fuga in sudamerica viaggio che era già programmato per febbraio e non per fuggire.
Come sempre lo stato Borghese colpisce con l'arma repressiva la parte più avanzata del popolo, la parte che lotta attivamente per la fine di questo sistema e per la creazione di un mondo migliore.
Ribadiamo la nostra solidarietà e faremo tutto quanto possibile per aiutare il compagno in carcere e daremo il nostro appoggio morale e materiale ai compagni che hanno subito questo attacco.
La solidarietà è un'arma che va usata contro questo stato e dalla quale ripartire per unire le forze contro questo sistema finto democratico.
Con questo diamo la nostra adesione al presidio e alla manifestazione.

MANNU LIBERO!
SOLIDARIETA' AI PERQUISITI!
FUORI TUTTI I COMPAGNI DALLE GALERE!!!

Collettivo Bujanov

venerdì 6 novembre 2009

MANNU LIBERO. SOLIDARIETA' AGLI ANTIFASCISTI PERQUISITI

Stavolta non parliamo di euskal herria, ma parliamo comunque di repressione pura e semplice.
Veicoliamo attraverso questo blog il comunicato di solidarietà ai fatti avvenuti questa mattina a firenze.
Euskal Herriaren Lagunak Valdarno esprime massima solidarietà ed appoggio ai compagni di firenze ingiustamente perquisiti, e chiede ad alta voce la libertà per il Mannu, ingiustamente incarcerato per motiviazioni insensate.



Stamani le solerti forze di polizia hanno perquisito numerose abitazioni di compagni e compagne appartenenti a centri sociali e non solo. Se questo non bastasse un compagno è stato arrestato adducendo un presunto pericolo di fuga per un viaggio in sud America che avrebbe dovuto fare, e che farà, nel mese di Febbraio.
Le accuse vanno dalla detenzione di presunti esplosivi, ai rapporti di solidarietà internazionale, alle iniziative contro la presenza dei fascisti in città, alle iniziative contro Forza Nuova a Rignano sull'Arno.

Il GIP Pezzuti ha pensato bene di tentare la carta dell'aggravante di terrorismo, utilizzando in maniera piuttosto stravagante quanto previsto dal Decreto Pisanu sulla nuova definizione di terrorismo stesso “ Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia”.

Non stiamo qui a leccarci le ferite ma lanciamo da subito quello che deve essere per ognuno di noi una pratica da cui nessuno può “dissociarsi”: la solidarietà

Fuori da ogni richiesta di giustizialismo pensiamo che non sia casuale che in prossimità dell'ennesimo tentativo di svolgere iniziative in città da parte di quei fascisti di Forza Nuova, si vada a colpire proprio chi in questi anni è stato protagonista nell'impedire qualsiasi tipo di agibilità politica a questi loschi figuri.

Nell'ultimo anno magistratura, questura hanno operato in maniera tale da cercare di stroncare nella nostra città ogni tentativo di protagonismo politico, attraverso gli avvisi orali e le perquisizioni agli studenti, convocazioni in questura, fino ad arrivare a quanto è successo oggi.

Un clima davanti al quale, come più volte abbiamo detto e scritto, non si può sottacere.

Particolarmente in questo momento non possiamo pensare e tollerare che qualcuno si possa sentire non coinvolto da quanto sta succedendo.

Che sappia chi di dovere, davanti a quanto venuto alla luce in questi mesi, che non tollereremo nessun atto di vessazione verso il compagno arrestato.

VENERDI 6 NOVEMBRE ORE 17.30

PRESIDIO SOTTO LA PREFETTURA DI FIRENZE IN VIA CAVOUR

SABATO 7 NOVEMBRE ORE 16.00 PIAZZA SAN MARCO

MANIFESTAZIONE PER LA LIBERAZIONE DI MANNU

IN SOLIDARIETA' AI PERQUISITI




CpaFisuD, Cantiere Sociale K100, CSA Next Emerson, Movimento di Lotta per la Casa, Individualità anarchiche fiorentine, Collettivo politico di Scienze Politiche, Assemblea delle Scuole in Lotta.

mercoledì 4 novembre 2009

QUANDO L'IMMONDIZIA EMERGE IRRIMEDIABILMENTE (di Julen Arzuaga)

articolo ripreso da Gara del 28 di Giugno 2008 - scritto da Julen Arzuaga giurista e membro di Giza Eskubideen Behatokia


La repressione accumulata per lunghi anni, che lo stato spagnolo prova constantemente a nascondere, mettendo a tacere le sue cause così come i suoi effetti,riemerge sempre, trabocca più volte fuori da questo
occultamento,secondo la riflessione di Julen Arzuaga, "se non da sola, almeno con una piccola spinta di alcuni anonimi cittadini.

Mi viene in mente un episodio in cui Homer Simson cerca di nascondere sotto il prato del suo giardino tutta la spazzatura prodotta dalla sua nota famiglia.Fino a quando il giardino si satura. Quando prova a seppellire l'ultimo carico di rifiuti, li copre da una parte e PLOP!, dall'altra parte appare quello che aveva nascosto la settimana precedente. Il personaggio spinge in profondità la bicicletta arrugginita che è appene uscita fuori ma dall'altra parte del giardino esce fuori il televisore rotto seppellito giorni prima.

Lo stato spagnolo e tutta la sua struttura amministrtiva, hanno messo in pratica negli ultimi anni un sistema simile per nascondere l'immondizia, la miseria, il dolore generati dall'applicazione dei diversi meccanismi repressivi (di fatto tutti quelli di cui disponeva ), contro la dissidenza basca.
Ha preteso che questa dinamica contasse sulla più assoluta impunità mentre funzionava, per un periodo almeno,il nascondere le proprie vergogne sotto il prato del proprio giardino posteriore: le legislazioni
d'emergenza, i tribunali speciali, la guerra sporca, la politica del" tirare a ammazzare", la costante pratica della tortura, il costante inasprimento della politica penitenziaria, l'estenzione della definizione
di "terrorista" a qualsiasi attività pubblica e pacifica e in sostanza, questa sorta di "barra libre" della repressione che da tempo hanno inaugurato. Una dose altissima di sofferenza che ha previsto un
rabbrividente numero di perseguitati politici, numero che anche se si mettono in campo tutti gli strumenti del caso, risulta impossibile da nascondere.

Mezzi di comunicazione devoti al regime, si lamentavano del fatto che avevano poca presa sugli apparati internazionali, che gli rinfacciavano il proprio intoccabile stato di diritto (sottile ironia). Di sicuro, il
Relatore delle Nazioni Unite per la Tortura, Theo van Boven, realizzò un dossier demolitore contro lo stato spagnolo che quest'ultimo ha preferito aggirare e, per tutta risposta, ha calunniato l'esperto olandese
accusandolo di attingere a fonti terroriste.Nello specifico, il relatore ha paragonato il contesto spagnolo al regime argentino del dittatore Vileda, non tanto per la gravità dei fatti, quanto per l'atteggiamento delle
autorità spagnole, ossessionate nel negare l'evidenza. Così, difronte alla successiva richiesta del Relatore per la Difesa dei Diritti Umani nella lotta Antiterrorista, il finlandese Martin Scheinin non ha recitato
il copione assegnatogli previamente dalla stampa spagnola. Siccome le conclusione a cui arrivava - ricordando la pratica della tortura, il ruolo giuocato dall'Audiencia National e l'applicazione delle misure eccezionali - non piacevano ai loro referenti governativi, i responsabili della stampa optarono per nascondere le sue raccomandazioni e situarlo direttamente nel mucchio degli illegalizzabili: "Il Relatore dell'ONU non condanna l'attentato" titolava la stampa ultramontana, riferendosi alla sua
posizione pubblica difronte all'azione di ETA contro la caserma di Legutio. Le parole del dossier presentato dall'esperto, acquistano più valore che mai : "quando si comincia a scendere questa china si corre il pericolo di calpestare molti diritti".

Ma questa ostinazione a fare le cose "alla chetichella" non è propria solo delle autorità centrali. L'atto di solidarietà con le vittime del terrorismo organizzato recentemente nel Kursaal dal governo di Gasteiz
cerca chiaramente di applaudire alcuni e spedire altri nella catacombe della dimenticanza. Il così denominato da Ibarretxe "Piano per la Pace e la Convivenza" considera che l'unica violenza è quella del regime precedente al 1978 e quella di ETA. Perchè, interpretandolo in un'altra maniera, dovrebbe anche dare spiegazioni sulle responsabilità della sua polizia in relazione alla violazione dei diritti umani dei cittadini baschi.

In questo modo, si colloca comodamente al fianco di alcuni ma contro altri, questi altri che gli ricordano che non sono riconosciuti nella loro sofferenza, meno che mai considerati e, quel che è più grave, che non si adottano misure per evitare che questa pratica dolorosa si ripeta, sottolineando così l'incapacità delle istituzioni autonome di difendere i propri cittadini.

Coerentemente con questo atteggiamento, il Comune di Zizurkil, amministrato dall'apartheid dal PNV, ha cancellato con i voti del PSOE e del PP il nome della piazza dedicata alle vittime del terrorismo di stato Joxe Arregi e Jose Luis Geresta. Ma questa posizione non sembra essere sufficiente quando l'Audiencia National ha chiamato a dichiarare il sindaco di Arrigorriaga, anche lui del PNV, per aver voluto mantenere il nome alla piazza dedicata a Miguel Angel Benaran "Argala". Il PNV "si sporca i vestiti per non doverli
rimettere nell'armadio".

Ma noi cittadini e cittadine abbiamo assunto l'impegno, non privo di difficoltà, di scavare in modo deciso perchè l'immondizia della repressione esca in superficie. Alcuni, oggi sono sotto processo all'Audienza Nazionale a causa di questo lavoro nel procedimento 33/01 contro il movimento pro amnistia. Anche quì è arrivato il lungo mantello dell'occultamento : la presidentessa del tribunale, ha cercato di evitare che i testimoni della difesa rendessero pubbliche le loro esperienze di vita in relazione alla repressione dello stato. Così, in modo più o meno altisonante, Teresa Palacios, ha interrotto le testimonianze dei torturati
Otamendi e Romano, i racconti di Edurne Brouard, Arantza Lasa e Carmen Manas in relazione alla morte dei loro familiari per mano degli apparati più sporchi dello stato. Goreti Ormazabal non ha potuto raccontare l'esecuzione di suo fratello Juan Mari ucciso dagli agenti della Ertzaintza ; si è ammesso appena che Andoni Txasko parlasse dei fatti del 3 marzo del 76 quando la polizia armata uccise 5 operai che stavano facendo un'assemblea in una chiesa di Gasteiz, rimanendo esso stesso ferito.
Maria Josè Campos,Kontxi Luna e Mattin Troitino, hanno potuto a mala pena descrivere le condizioni di vita che subiscono i loro familiari in prigione. All'ultimo di loro, la presidentessa del tribunale interruppe
l'esposizione dell'allegato incalzandolo dicendo che non raccontasse "film".

Questa ossessione a considerare la realtà un film e provare a nascondere le cause e gli effetti della repressione è stata tuttavia inutile. Il pubblico ministero stesso durante il processo, con la pratica della prova documentale, ha portato in tribunale rassegne stampa che dovevano essere lette pubblicamente e che descrivevano episodi di repressione e violenza di stato, con l'intenzione di mostrare il nostro atteggiamento nei loro confronti, come altre migliaia di persone. Atteggiamenti di protesta, di
gente che alzava la voce con l'unica pretesa di rendere nota questa realtà occulta, di far luce su questa. Questo, almeno per quello che abbiamo potuto vedere, perchè non abbiamo dubbi che le cloache dello stato hanno più di un meandro, curve e angoli ancora sconosciuti e ben più oscuri.

E' palese che l'immondizia accumulata in anni di repressione, in modo cocciuto, straripa più e più volte fuori dalle barriere di contenimento che, chi la vuole interrare, ha collocato. La miseria della repressione riemerge continuamente per ricordare allo stato la propria responsabilità. Per quanto questo stato, emulando Homer Simpson nel giardino di casa sua, pretenda liquidarla.

(Traduzione ad opera di EHL FIRENZE)

domenica 1 novembre 2009